Il rapporto ISPRA sui rifiuti speciali mette in evidenza come tra il 2014 ed il 2015 la produzione totale di rifiuti speciali, sia non pericolosi che pericolosi, sia aumentata nel nostro Paese.
I rifiuti speciali hanno un incremento pari al 2,4%, corrispondente a circa 3,1 milioni di tonnellate, imputabile per la maggior parte ai rifiuti speciali non pericolosi, mentre i rifiuti speciali pericolosi aumentano in percentuale del 3,4%, che significa poco più di 300 mila tonnellate.
Le informazioni sulla produzione nazionale dei rifiuti speciali vengono desunte elaborando le dichiarazioni presentate annualmente dai soggetti obbligati ai sensi dell’art. 189 del d.lgs. n.152/2006, cioè i soggetti, produttori e gestori, obbligati alla compilazione dei MUD, che sono tenuti a dichiarare i quantitativi di rifiuti prodotti, trasportati e recuperati o smaltiti nell’anno precedente a quello della dichiarazione.
Le informazioni MUD sono integrate con i quantitativi stimati da ISPRA, mediante l’applicazione di specifiche metodologie ai settori produttivi che sono parzialmente o totalmente esentati dalla compilazione dei MUD.
Nel 2015, il maggior contributo alla produzione complessiva dei rifiuti speciali è dato da
Il maggior contributo alla produzione di rifiuti speciali pericolosi deriva
Guardando nello specifico al comparto manifatturiero, il 26,5% (circa 944 mila tonnellate) del quantitativo di rifiuti pericolosi, complessivamente prodotti, proviene dal settore della metallurgia, seguito dalla fabbricazione di prodotti chimici (18%), di prodotti farmaceutici di base e preparati (12,4%) e dalla fabbricazione di coke e dei prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio (11,5%).
L’analisi dei dati per tipologia di rifiuti speciali pericolosi evidenzia come il 27% della produzione dell’anno 2015 sia costituito dai rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, mentre una percentuale pari al 20,9% è rappresentata dai rifiuti che raggruppano, tra gli altri, i veicoli fuori uso, le apparecchiature elettriche ed elettroniche, le batterie e gli accumulatori.
I rifiuti del comparto chimico rappresentano, nel loro insieme, una percentuale pari al 13,7% circa del totale prodotto, mentre gli oli esauriti e i combustibili liquidi e i rifiuti derivanti dalle operazioni di costruzione e demolizione si attestano, rispettivamente, all’8,8% e all’8,6%.
Produzione rifiuti speciali a livello territoriale (macro aree e Regioni)
I maggiori valori di produzione totale dei rifiuti speciali, tenuto conto delle dimensioni territoriali e della distribuzione del tessuto produttivo, si concentrano nel Nord Italia con 76,2 milioni di tonnellate (57,6% circa del dato complessivo nazionale).
La produzione del Centro si attesta a 24,5 milioni di tonnellate (18,5% del totale nazionale), mentre quella del Sud a quasi 31,7 milioni di tonnellate (23,9%).
A livello regionale, la Lombardia produce da sola il 37,3% circa del totale dei rifiuti speciali generati dal nord Italia, con circa 28,4 milioni di tonnellate, seguita dal Veneto (13,9 milioni di tonnellate, corrispondenti al 18,3%), dall’Emilia-Romagna (quasi 13,1 milioni di tonnellate, 17,1%) e dal Piemonte (circa10,5 milioni di tonnellate, 13,7%).
Tra le regioni del Centro, i maggiori valori di produzione si riscontrano per la Toscana con 10,1 milioni di tonnellate (41% della produzione dell’intera macroarea) e per il Lazio, con quasi 9,3 milioni di tonnellate (37,8%).
Al Sud, la Puglia con una produzione complessiva di rifiuti speciali pari a oltre 8,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, rappresenta il 25,7% del totale della macroarea geografica, seguita dalla Sicilia con 7,4 milioni di tonnellate (23,4%) e dalla Campania (7 milioni di tonnellate, 22,2%).
La gestione rifiuti speciali
Nel 2015 i rifiuti speciali gestiti in Italia sono 136 milioni di tonnellate, di cui 127,7 milioni di tonnellate (93,8%) sono non pericolosi e i restanti 8,4 milioni di tonnellate (6,2%) sono pericolosi.
Nel complesso, nel 2015, i rifiuti speciali sottoposti ad operazioni di recupero di materia ed energia sono pari a 90,6 milioni di tonnellate mentre quelli avviati ad operazioni di smaltimento, sono circa 30,8 milioni di tonnellate.
In particolare, i rifiuti recuperati sotto forma di materia sono circa 88,6 milioni di tonnellate (pari al 65,1% del totale), il recupero di energia interessa 2 milioni di tonnellate (1,5% del totale), lo smaltimento in discarica rappresenta l’8,2% (11,2 milioni di tonnellate), i rifiuti avviati ad altre operazioni di smaltimento sono 18,6 milioni di tonnellate (13,7%). Residuale, invece,
l’incenerimento con 990 mila tonnellate (0,7%); la “messa in riserva” e il “deposito preliminare” sono, rispettivamente, il 10,2% e lo 0,6%.
I rifiuti non pericolosi interessano complessivamente 127,7 milioni di tonnellate.
Il recupero di materia, con 86,3 milioni di tonnellate (67,6% del totale dei non pericolosi gestiti), è predominante rispetto alle altre operazioni di recupero/smaltimento. Tra quelli avviati al recupero di materia, prevalgono, con 51,8 milioni di tonnellate, i rifiuti inorganici.
Le quantità avviate ad “altre operazioni di smaltimento” sono pari a 14,8 milioni di tonnellate, l’11,6% del totale gestito; il 7,8% dei rifiuti non pericolosi, corrispondente a 9,9 milioni di tonnellate, viene invece smaltito in discarica.
In merito ai rifiuti speciali pericolosi, pari a 8,4 milioni di tonnellate, si segnala che il quantitativo avviato a recupero di materia è pari a 2,2 milioni di tonnellate, ossia il 26,3% del totale dei rifiuti pericolosi gestiti. L’operazione più diffusa è rappresentata da “riciclo/recupero dei metalli o composti metallici” e costituisce il 39,4% del totale dei rifiuti pericolosi avviati a recupero di materia.
Le “Altre operazioni di smaltimento”, invece, hanno interessato 3,8 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi (45%). La forma maggiormente utilizzata è il trattamento chimico-fisico (D9), con 3,1 milioni di tonnellate, pari al 53,3% del totale pericoloso smaltito. In discarica sono avviati 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi (15,3%).
Qui il link al rapporto (sito esterno: ISPRA)
[Fonte: Arpatnews.it]